Daniel Glattauer – Le ho mai raccontato del vento del nord – La settima onda

Immagini prese da ibs.it
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Ciao! Inizio la settimana riprendendo la vena polemica di sabato, ovvero parlandovi di un altro libro che non mi è piaciuto.

O meglio , i libri sono due, se considero anche il seguito. I titoli sono: “Le ho mai parlato del vento del nord” e “La settima onda”, entrambi di Daniel Glattauer (1960), scrittore austriaco. In Italia sono stati pubblicati nel 2010 da Feltrinelli.

La storia narra di una conoscenza casuale, nata da una mail inviata per sbaglio, tra Emmi e Leo. Emmi ha un marito e dei figli, Leo invece colleziona una delusione d’amore dopo l’altra.

Il libro inizia proprio con una mail, quella di disdetta da un abbonamento a una rivista, da parte di Emmi. Emmi però sbaglia a digitare l’indirizzo (per colpa di una lettera fuori posto). Dopo poche pagine si intuisce che tutto il libro conterrà solo e-mail. Infatti a seguito delle sue numerose mail di sollecito, scopre che aveva scritto a Leo, invece che alla redazione della rivista. Inizia così una fitta corrispondenza tra i due, i quali più volte, in maniera molto prevedibile, saranno tentati di conoscersi dal vivo.

Ecco l’incipit:

15 gennaio

Oggetto: Disdetta
Vorrei disdire il mio abbonamento. Mi dite, per favore, se questa è la procedura giusta? Distinti saluti, E. Rothner.

18 giorni dopo
Oggetto: Disdetta
Voglio disdire il mio abbonamento. Basta questa e-mail? In attesa di un cortese riscontro.
Distinti saluti, E. Rothner.

 

 

Il finale non lo rivelo per non rovinare la sorpresa a chi volesse leggerlo: dico solo che non è così scontato come si potrebbe pensare, ma molto più inverosimile di tutto il libro stesso.

Non è difficile conoscere persone in Internet: basti pensare a tutti i social networks che esistono, e che permettono in un istante di connettersi con chiunque. E’ molto meno probabile sbagliare un indirizzo e-mail e ritrovarsi comunque un indirizzo valido: quante probabilità ci sono che, dimenticando o aggiungendo una singola lettera a un intero indirizzo e-mail, ci si imbatta in un indirizzo valido? Perché nel libro la protagonista non usa un indirizzo invece di un altro, ma sbaglia a scriverlo.

E, anche ammesso che il nuovo indirizzo e-mail, generato dalla dimenticanza di una lettera, porti a un reale destinatario, quante probabilità ci sono che questo sia del sesso opposto, più o meno della mia generazione, che abita nella mia stessa città? Al di là di ogni ragionevole dubbio, per usare termini legali.

Per quanto una storia possa essere bella e coinvolgente, a mio parere deve posarsi su dei pilastri di credibilità.

La struttura del romanzo, ovvero il concatenarsi delle e-mail comunque coinvolge il lettore, che ha sempre più voglia di chiedersi cosa succederà. Complici anche le frasi a effetto, le metafore. Però per me questo libro rimane niente di più di un buon esercizio di “stile”.

A fine libro ero entusiasta, mi era piaciuto tanto, proprio per la capacità di catturare il lettore.

A freddo però mi sono chiesta che cosa nelle parole dei protagonisti abbia permesso di costruire un sentimento vero tra i due: i dialoghi sono banali e ridotti all’osso, ognuno dice di sé poco e niente. L’immagine che ognuno dà di sé e circoscritta alle successive azioni che seguiranno: troppo poco per giustificare un sentimento come quello descritto dall’autore. E secondo me anche il periodo temporale è troppo limitato per permettere una tale evoluzione.

L’idea è buona, anche se non originale. Basti pensare al film “C’è post@ per te”. Qui c’è maggiore credibilità, nel senso che lui sapeva a chi stava scrivendo. Il finale è decisamente più scontato, ma a conti fatti mi è piaciuto molto di più questo film rispetto alla storia narrata in questi due libri.

Doveva sfruttare meglio l’idea, creare maggior intreccio: mi ha dato la sensazione di un libro improvvisato, poco curato, che si basa sulla struttura originale delle e-mail e nient’altro.

Immagine presa da: http://lagallinabianca.it/ce-posta-per-te-col-senno-di-poi-un-film-sul-futuro-che-e-diventato-oggi
Immagine presa da:
http://lagallinabianca.it/ce-posta-per-te-col-senno-di-poi-un-film-sul-futuro-che-e-diventato-oggi

Il seguito poi, è a mio parere, un modo di sfruttare il successo ottenuto dal primo. Non c’è niente di nuovo: la storia tra i due è di nuovo tirata in ballo, decisamente per le lunghe, e l’unica questione chiave del libro è: “ci vediamo o non ci vediamo?”. Appare patetica, infantile, e noiosa.

Perché se il ritmo brillante, dettato dallo scambio di e-mail nel primo libro funziona da miccia per la curiosità del lettore, nel secondo libro appare scialbo, ormai prevedibile e sempre meno coinvolgente, generando nel lettore il desiderio di novità che però dalla storia non arriva, così come dai personaggi, che sono un riflesso ancora meno curato di quello che erano nel primo episodio. Deludendo ancora di più.

Successivamente ho letto un altro libro di Daniel Glattauer (“Per sempre tuo”) e devo dire che questo, giocando ad armi pari (ovvero non adagiandosi sugli allori di un’idea diversa) sembra meglio costruito, più curato. Non posso quindi dire che non sia un bravo scrittore, ma questi due libri mi hanno delusa tantissimo.

E voi cosa ne pensate? So che in molti non saranno d’accordo, eheh! 🙂

Vi lascio con la recensione del secondo libro (“La settima onda”) a cura de “L’indice dei libri del mese”.

Giovanna

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Storia d’amore dei nostri giorni quella di Leo Leike ed Emmi Rothner, per nulla banale ma molto comune di questi tempi, grazie a chat, Facebook e tanti social network, stanze virtuali che rapidamente uniscono e altrettanto velocemente separano. Botte e risposte tramite un fitto scambio di e-mail creano l’avvicendamento di un rapporto quasi impossibile: Emmi è infelicemente sposata con il pianista Bernhard e Leo si butta a capofitto in una relazione che ha sempre sognato con Pamela. La posta elettronica è rifugio privilegiato in cui germoglia e cresce un rapporto che si sviluppa grazie alla distanza virtuale ma che tentenna nel momento in cui si fa strada la sua realizzazione. Glattauer riesce a penetrare le dinamiche di relazione fra un uomo e una donna e a restituircele nella più contemporanea delle declinazioni, quella del corteggiamento via e-mail in un crescendo che racconta la metafora del titolo: “Perché ti scrivo? Perché ne ho voglia. E perché non voglio attendere in silenzio la settima onda. Sì, qui si narra la storia della settima onda, l’inflessibile. Le prime sei sono prevedibili e armoniose (…) Occhio però alla settima onda! È imprevedibile. Passa a lungo inosservata, partecipa all’assalto monotono, si adegua a quante l’hanno preceduta. Talvolta, però, fugge via. Sempre e solo lei, sempre e solo la settima onda. Perché è spensierata, ingenua, ribelle, spazza via tutto, gli dà un’altra forma. Migliore o peggiore? Possono dirlo solo quanti, afferrati da lei, hanno avuto il coraggio di raccoglierne la sfida, di lasciarsi incantare dalla sua malia”. L’epilogo del romanzo prelude alla possibilità di vivere finalmente nella realtà quell’amore. La settima onda potrebbe essere una duplice metafora: nuove frontiere comunicative, sfida di modelli ormai affermatisi socialmente, purché rimanga premessa di evoluzione e non temporaneo parcheggio di sfoghi solipsistici e avulsi dalla realtà. Espressione della forza dei sentimenti che arriva forte come un’onda improvvisa che trascina via e porta lontano. Germana Zori

L’Indice dei Libri del Mese

 

 

 

 

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